Il 3 ottobre ’20 per la prima volta è stato azionato il MOSE a seguito dell’allerta per acqua alta che avrebbe potuto colpire per l’ennesima volta Venezia. La preoccupazione era tanta in quanto l’ultimo test che è stato effettuato circa 30 giorni prima aveva visto 3 delle 78 paratie bloccate sul fondo, ma questa volta non era un’esercitazione ma una vera e propria allerta. I tecnici, alle 8:35, dalla sala di controllo del MOSE hanno azionato il sistema di sollevamento, che prevede inserimento forzato di aria compressa all’interno delle paratie, fino a raggiungere un angolo di inclinazione di circa 45°.
È stato necessario circa un’ora e mezza per sollevare le 78 paratie del MOSE.
Questo è stato il primo reale stress test, in quanto la piattaforma ancora non era mai stata testata con l’acqua alta, ha registrato nel momento di picco un dislivello al di là delle paratie pari a 125cm, che altrimenti si sarebbero riversati su Venezia.
I tecnici affermano che il MOSE è stato costruito per riuscire a gestire un dislivello pari a tre metri, questo è stato fatto in previsione dato che il rapido scioglimento dei ghiacciai potrebbe mettere ben presto in crisi tutte le città marittime ma in particolare Venezia per le sue peculiari caratteristiche.
Essendo questo un progetto ingegneristico nato negli anni 80’ ma che si sta concretizzando adesso sono ben visibili alcuni errori durante la progettazione dove non si è tenuto conto di alcune variabili che potrebbero incidere sul corretto funzionamento del MOSE come ad esempio come la sabbia ed i sedimenti che infilandosi nelle cerniere o sotto il basamento potrebbero portare non pochi problemi, ma come ha detto l’Avv. Giuseppe Fiengo amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova, ente che gestisce il MOSE, “Era, ed è previsto, che per tre anni si facciano dei piani provvisori di gestione e manutenzione, e lì deve stare la Commissione di collaudo. Sulle sue prescrizioni si mette a punto il piano di gestione, si aggiusta quel che si deve aggiustare. La logica è questa. Quello che era un investimento sul MOSE diventa una spesa corrente di gestione e manutenzione.” Lo stesso comunque si è detto fiducioso in merito a quest’opera.
Diverse altri grandi opere sono necessarie nel nostro paese, che se fatte con oculatezza e serietà dagli operatori del settore ed analizzate attentamente dalle amministrazioni pubbliche possono portare un grande sviluppo in tutto il paese Italia.